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TREKKING FLUVIALE :
LA VALLE DEL SOSIO

​
​di: Giuseppe Neri

E’ sorprendente, come in Sicilia, dopo lo scempio dovuto alla cementificazione ed all’imbrigliamento dei corsi d’acqua naturali, possano esistere ancora luoghi intatti e ricchi di meraviglie, che grazie all’impegno locale delle associazioni ambientaliste, sono riusciti  sfuggire alle speculazioni selvagge ed alla irrispettosa noncuranza degli autoctoni. Uno di questi, forse tra i più interessanti e suggestivi, si trova nel territorio di Palazzo Adriano (PA) proprio al centro della Sicilia occidentale: la Valle del fiume Sosio o Verdura. Il Fiume Sosio è situato nella Sicilia occidentale e attraversa le province di Palermo e Agrigento. Nasce dalle sorgenti di Montescuro (664 mt.) e da qui, dopo aver dato le sue acque al lago di Gammauta, attraversato il Bosco di S. Adriano e, cambiato il proprio nome da Sosio a Verdura, sbocca nel Mar Mediterraneo.La Valle, come il fiume,  è parte integrante della R.N.O. “Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio” istituita dalla Regione Siciliana e gestita dall’Azienda Foreste Demaniali.
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​Fatevi condurre, sotto la guida attenta e sensibile di escursionisti, amanti della natura selvaggia, in questi luoghi, per poterne immediatamente apprezzare le bellezze geomorfologiche, botaniche e paesaggistiche : il periodo migliore è quello che va da Aprile ad Agosto.
Se si vuole raggiungere il sito, partendo da monte, si dovrà percorrere la SS. 121, da Palermo per Agrigento sino a Lercara Freddi; quindi la SS. 118 sino al bivio di Filaga prima e poi di Prizzi, da dove si procederà per Palazzo Adriano. Da qui si scende in direzione del torrente San Calogero, alla diga del lago Gammauta, dove di può lasciare, finalmente,   l’automobile. Chiedendo l’autorizzazione al personale dell’ENEL, si può attraversare la diga e percorrere il sentiero che si snoda sul versante sinistro della valle,  costeggiando in parte il fiume. Risalendo per Piano Inglese e per contrada Boschigliera, si raggiunge la dorsale della Serra San Benedetto dalla cui estremità occidentale (4 km dalla diga) si gode un panorama mozzafiato sul percorso vallivo, da dove si può dare inizio all’esplorazione della Valle del Sosio e dell’incantevole Bosco di Adriano. 
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Sotto le variegate alberature è spesso presente un fitto sottobosco di erica, rovo e felce aquilina. Soprattutto nei periodi di passo, è  possibile effettuare un sorprendente birdwatching : infatti, la valle si trova lungo il percorso seguito da varie specie di uccelli migratori, nibbi, pecchiaioli, e vari falconidi, tra cui il gheppio, il lanario ed il lodolaio.  La valle però è conosciuta in tutto il mondo per il grande interesse paleontologico che rivestono i blocchi calcarei fossiliferi ricchi di macro – e microfaune marine (soprattutto crostacei in profondità) risalendo al Permiano, ultima era del periodo paleozoico. Questi resti emergono da cinque blocchi calcarei scoperti nel secolo scorso dal geologo Giorgio Gemmellaro. Gli unici due rimasti integri dall’azione di saccheggiatori e di “appassionati” stranieri, la Pietra di Salamone e la Rocca di San Benedetto, sono di dimensioni notevoli (sino a 200 m di lunghezza e circa 30 di altezza). Merita un cenno la Pietra dei Saraceni in cui è scolpita una scala che porta fino ad un pozzo circolare per la raccolta dell’acqua piovana. Attualmente i fossili più interessanti sono conservati al Museo Geologico Gemmellaro di Palermo. 
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La Riserva ha un’estensione complessiva di 5.862 ettari e ricade nei comuni di Palazzo Adriano, Chiusa Sclafani, Burgio e Bivona. Questo suggestivo corso d’acqua nasce nella cosiddetta Serra del Leone, nei comuni di S. Stefano di Quisquina e Bivona e, col nome di Sosio, percorre questa splendida vallata. Dopo un primo tratto,  le acque del fiume penetrano all’interno della “Listi d’u firriatu” una profondissima gola, di notevole interesse geomorfologico, lunga 8 km e profonda 300 m dominata, dall’alto di una rupe, dai ruderi del Castello Gristia, nel territorio di Burgio. 
Durante il trekking fluviale (fra girini, carpe e granchi d’acqua) ed attraverso le gole, dette “nache”, immersi nella fitta vegetazione ripariale del fiume Sosio, si potranno ammirare splendidi esemplari di Lecci, Roverelle, Corbezzoli e altre essenze arboree ed arbustive tipiche dell’entroterra siciliano come il Carrubo, il Mandorlo, l’ Olivastro,  il Frassino, il Pioppo, il Lentisco. La disattenzione a questo luogo, da parte della selvaggia speculazione, ha permesso, la salvaguardia di numerose specie animali, alcune delle quali estremamente rare. Infatti, se l’escursione non è eccessivamente invasiva e chiassosa non è difficile incontrare il Riccio, l’Istrice, la Volpe, il Coniglio selvatico, la Lepre, il Cinghiale, il Gatto selvatico, la Donnola, la Martora. Durante il periodo autunnale, anche l’Aquila reale, il Capovaccaio, il Falco pellegrino , il Lanario, lo Sparviere, la Poiana, il Gheppio. Per chi ha il coraggio di risalire il fiume di notte, è assai facile sentire il canto ed il battito d’ali del Barbagianni, dell’Assiolo, della Civetta,dell’Allocco e del Gufo comune. In Primavera nel bosco fluviale del Sosio scorgeremo il Picchio rosso maggiore, il Rampichino, il Passero solitario, l’Usignolo, l’Averla capirossa e la Coturnice.

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Per chi volesse risalire il fiume,  dovrebbe portarsi in località San Carlo sotto il “Ponte delle Tredici Luci”; e, dopo aver fatto scorta abbondante di acqua, anche presso il vicino bevaio, potrebbe intraprendere l’adrenalinico trekking fluviale, attraverso un percorso tortuoso, per poi giungere in cima al monte dominato dai resti del Castello di Gristìa (l’antica Scirthea) che sorge su una rupe isolata a 514 m. s.l.m,  dalle pareti irte ed inespugnabili. E’ consigliato (durante le stagioni calde), indossare indumenti leggeri e comodi oltre ad un costume (farete sicuramente il bagno negli specchi d’acqua cristallina). Indispensabili, macchina fotografica,  e scarpe adatte agli scogli ed ai grossi ciottoli limacciosi (vecchie scarpe da ginnastica, stivali di gomma o sandali adatti al trekking fluviale).  Sareste cauti se portaste con voi  un cambio di biancheria ed ancora un asciugamani, un copricapo e l’indispensabile bastone da trekking. li. 
Difficoltà dell’escursione: medio/bassa (adatto anche a bambini sopra i 10 anni); durata: 4 - 5 ore circa; lunghezza del percorso: 7 km; dislivello max: 350 mt; quota partenza: 60 mt; quota d’arrivo: 410 mt.
Pubblicato il 22 dicembre 2015


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