La grana del Prosecco croato

Gli europarlamentari italiani Scottà, Fontana e Bizzotto chiedono che il Prosecco DOC venga tutelato. Il Prošek croato non rispetta i requisiti e le norme UE sulle denominazioni protette.
“La Commissione europea reagisca immediatamente di fronte a una eventuale inadempienza delle disposizioni comunitarie in materia di protezione dei prodotti DOC da parte dei viticoltori croati, che hanno già minacciato di rivolgersi a un tribunale continentale per far valere i loro diritti sul nome Prošek”. E’ questa la richiesta rivolta alla Commissione europea da un gruppo di parlamentari italiani in un’interrogazione urgente sulla tutela del Prosecco contro il Prošek croato (un vino frizzante prodotto in Dalmazia) che, a causa della somiglianza con il nome del più noto vino italiano, dovrebbe essere ritirato dal commercio prima dell’entrata del Paese balcanico nella UE, prevista per il prossimo 1 luglio. “Ad oggi, nell'elenco delle denominazioni dei Paesi terzi riconosciute a livello comunitario - spiega Scottà, membro della Commissione Agricoltura - non risultano essere presenti denominazioni croate riconosciute. Il Prošek, infatti, manca di alcuni requisiti fondamentali legati, solo per fare alcuni esempi, al metodo di produzione o di invecchiamento oppure alla qualità e al colore, necessari per ottenere la definizione di “menzioni tradizionali”. “Inoltre - continua l’europarlamentare trevigiano - la menzione tradizionale “Prošek” non sarebbe comunque registrabile in quanto, essendo parzialmente omonima alla denominazione protetta ‘Prosecco’, induce in errore il consumatore circa la natura, la qualità o la vera origine del prodotto”. Nell’interrogazione si chiede all’Esecutivo quali misure intenda adottare per eliminare la commercializzazione delle bottiglie recanti il nome “Prošek” dal mercato interno e in quello dei Paesi terzi, qualora questo non venisse ritirato dal commercio.
Prosecco, un patrimonio da tutelare
Anche l'eurodeputata Mara Bizzotto rimarca che “la Croazia deve assolutamente rinunciare all'utilizzo del nome Prošek prima di entrare a far parte dell'Unione Europea. Soltanto così tuteleremo adeguatamente i nostri produttori di Prosecco dall'imitazione croata e, allo stesso tempo, eviteremo che i consumatori europei si prendano delle clamorose cantonate”. “Il Prosecco - continua Bizzotto - è tutelato a livello comunitario e internazionale con la Denominazione di Origine Protetta, uno strumento pensato per difendere in modo più efficace questo vino simbolo del Made in Italy dal mercato dei falsi e dalle imitazioni degli altri Paesi. Dal primo luglio, però, la Croazia potrà commercializzare liberamente all'interno dell'UE il suo Prošek, che giocando sull’assonanza con il nostro Prosecco, rischia di creare pesanti danni economici e di immagine ai nostri produttori”. “E' bene ricordare - conclude l’eurodeputata - che il Prosecco, con le sue 350 milioni di bottiglie vendute, muove un giro di affari di circa un miliardo di euro. L'Unione Europea ha quindi il dovere di tutelare adeguatamente i circa 8mila produttori di Prosecco dalle imitazioni e dalle brutte copie prodotte all'estero, da qualunque parte esse provengano. Invito pertanto la Commissione europea a prendere una posizione netta a riguardo”.
“La Commissione europea reagisca immediatamente di fronte a una eventuale inadempienza delle disposizioni comunitarie in materia di protezione dei prodotti DOC da parte dei viticoltori croati, che hanno già minacciato di rivolgersi a un tribunale continentale per far valere i loro diritti sul nome Prošek”. E’ questa la richiesta rivolta alla Commissione europea da un gruppo di parlamentari italiani in un’interrogazione urgente sulla tutela del Prosecco contro il Prošek croato (un vino frizzante prodotto in Dalmazia) che, a causa della somiglianza con il nome del più noto vino italiano, dovrebbe essere ritirato dal commercio prima dell’entrata del Paese balcanico nella UE, prevista per il prossimo 1 luglio. “Ad oggi, nell'elenco delle denominazioni dei Paesi terzi riconosciute a livello comunitario - spiega Scottà, membro della Commissione Agricoltura - non risultano essere presenti denominazioni croate riconosciute. Il Prošek, infatti, manca di alcuni requisiti fondamentali legati, solo per fare alcuni esempi, al metodo di produzione o di invecchiamento oppure alla qualità e al colore, necessari per ottenere la definizione di “menzioni tradizionali”. “Inoltre - continua l’europarlamentare trevigiano - la menzione tradizionale “Prošek” non sarebbe comunque registrabile in quanto, essendo parzialmente omonima alla denominazione protetta ‘Prosecco’, induce in errore il consumatore circa la natura, la qualità o la vera origine del prodotto”. Nell’interrogazione si chiede all’Esecutivo quali misure intenda adottare per eliminare la commercializzazione delle bottiglie recanti il nome “Prošek” dal mercato interno e in quello dei Paesi terzi, qualora questo non venisse ritirato dal commercio.
Prosecco, un patrimonio da tutelare
Anche l'eurodeputata Mara Bizzotto rimarca che “la Croazia deve assolutamente rinunciare all'utilizzo del nome Prošek prima di entrare a far parte dell'Unione Europea. Soltanto così tuteleremo adeguatamente i nostri produttori di Prosecco dall'imitazione croata e, allo stesso tempo, eviteremo che i consumatori europei si prendano delle clamorose cantonate”. “Il Prosecco - continua Bizzotto - è tutelato a livello comunitario e internazionale con la Denominazione di Origine Protetta, uno strumento pensato per difendere in modo più efficace questo vino simbolo del Made in Italy dal mercato dei falsi e dalle imitazioni degli altri Paesi. Dal primo luglio, però, la Croazia potrà commercializzare liberamente all'interno dell'UE il suo Prošek, che giocando sull’assonanza con il nostro Prosecco, rischia di creare pesanti danni economici e di immagine ai nostri produttori”. “E' bene ricordare - conclude l’eurodeputata - che il Prosecco, con le sue 350 milioni di bottiglie vendute, muove un giro di affari di circa un miliardo di euro. L'Unione Europea ha quindi il dovere di tutelare adeguatamente i circa 8mila produttori di Prosecco dalle imitazioni e dalle brutte copie prodotte all'estero, da qualunque parte esse provengano. Invito pertanto la Commissione europea a prendere una posizione netta a riguardo”.