
LA FOCE DEL BELICE
Una tra le più affascinanti riserve naturale della Sicilia
di: Giuseppe Neri
Io amo il mare che con la sua musica calma l’anima, che sembra fatto di un’infinità di lacrime salate dove immergersi per ritrovare il sorriso. Non c’è niente di più dolce di quell’abbraccio che lascia sulla pelle una patina bianca di sale, per me è essenziale, ma per viverlo ho bisogno di avere con lui un rapporto ancestrale, interiore, che posso trovare solo nei luoghi più selvaggi, dove la natura ha ancora il sopravvento sull’attività umana. Questi luoghi esistono, non bisogna andare troppo lontano : uno di questi è senza ombra di dubbio “La foce del Fiume Belìce”. C’è un territorio tutt’intorno reso fertile dal fiume e per questo ricco di prodotti agricoli tra cui spicca l’arancia, orgoglio della Sicilia, con un tratto di mare ancora pulito, freddo, che bagna una infinita spiaggia dorata e piccole dune argillose. La Riserva Naturale Orientata "foce del Fiume Belìce" ha una estensione di 130 Ha, tra Marinella di Selinunte e il promontorio di Porto Palo, mentre all'interno è delimitata dalla linea ferroviaria Castelvetrano-Sciacca, sospesa dal 1986. Qui sbocca in mare il fiume Belìce dopo un corso di 77 chilometri. Esso nasce all'interno della Sicilia a Piana degli Albanesi ed ha andamento stagionale. La foce ha zone depresse che periodicamente vengono inondate dall'acqua salmastra. Essa è un’area naturale chiamata comunemente riserva o oasi naturale, ovvero, avente al funzione di mantenere l'equilibrio ambientale di un determinato luogo, aumentandone la biodiversità. Si tratta di un’area naturale caratterizzata da un paesaggio eterogeneo e abitata da diverse specie di animali e vegetali. Come tutte le oasi naturali essa è destinata al rifugio, alla riproduzione e alla sosta della fauna selvatica, dove è proibita la caccia - salvo per motivi di controllo delle specie di fauna selvatica in soprannumero. Questo controllo selettivo, può essere praticato mediante cattura, quando l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (oggi confluito nell'ISPRA) verifichi l'inefficacia degli altri metodi. Il litorale della riserva è sabbioso ed è costellato di piccole dune che si spostano sotto l'azione dei venti. La riserva è stata istituita per tutelare l'ecosistema costiero e le numerose specie animali. La foce del fiume Belìce è un luogo di incantevole bellezza naturalistica su cui dominano le sabbie argillose di Marinella di Selinunte. Quest'area rappresenta il primo approdo per molti uccelli migratori provenienti dall'Africa e, grazie alla diversificazione degli ambienti, offre rifugio ad una flora rigogliosa e variegata, quindi ad un'avifauna ricca e composita. La riserva comprende la parte finale del Belìce (che poco prima di riversarsi in mare forma un'ampia ansa) e il lungo tratto sabbioso di Marinella, che è costeggiato da un cordone di dune basse. Numerose specie di uccelli protetti che si posano sulle dune e all’interno della foce nei periodi di passo. Tra queste specie l'Airone cinerino, il cavaliere d'Italia, l'Avocetta, il Fratino, il Falco di Plaude. Anche il falco Pellegrino nidifica in zone prossime alla foce del Belìce
Il giglio marino è uno dei rappresentanti più belli e vistosi della vegetazione delle dune. Nel retroduna possiamo ammirare: la Tamarix Gallica e la rara Retama, una ginestra giunchiforme dai fiori bianchi e profumatissimi. la canna (Arundo donax), il giunco, lo zigolo, il ravastrello (Cakile maritima), l'acacia, la santolina (Santolina chamaecyperissus), l'erba medica marina (Medicago marina), la scilla marittima (Urginea maritima), e il papavero cornuto (Glaucium flavum).
Molte di queste specie sono pioniere, riescono, cioè, a colonizzare le dune, operandone la fissazione e rendendole consolidate per il successivo insediamento di arbusti e di erbe. Le dune, divenute stabili, diventano utili per l'ecosistema costiero, ostacolando i venti carichi di salsedine e impedendo l'avanzata della sabbia verso l'interno. Nella parte più interna, denominata preriserva, sul lato sinistro del fiume, si innalza un pendio su cui cresce una macchia sempreverde, caratterizzata dalla presenza di specie vegetali tipiche del paesaggio mediterraneo, come l'olivastro (Olea europaea), il lentisco (Pistacia lentiscus), l'euforbia arborea (Euphorbia dendroides), il cappero (Capparis spinosa), l'asparago spinoso (Asparagus acutifolius), il carrubo (Ceratonia siliqua) e la palma nana ( Chamaerops humilis ). Vi si trovano anche invertebrati quali molluschi bivalvi e alcuni rettili come il ramarro, la lucertola e la biscia dal collare. Sulle dune sabbiose trovano il loro ambiente ideale alcune specie di artropodi quali gli ortotteri Brachytrupes megacephalus e Ochrilidia sicula, il coleottero Pimelia grossa e lo scarabeo Geotrupes marginatus. Periodicamente si verifica la presenza di tartarughe marine (Caretta caretta) che in questa zona depositano le uova. Verso l'interno si possono intravedere Eucalipti, Acacie, Miopori e specie arbustive spontanee di Lentisco e Asparago pungente. L’Ente Gestore è la Provincia Regionale di Trapani.
Pubblicato il 10 febbraio 2016
Una tra le più affascinanti riserve naturale della Sicilia
di: Giuseppe Neri
Io amo il mare che con la sua musica calma l’anima, che sembra fatto di un’infinità di lacrime salate dove immergersi per ritrovare il sorriso. Non c’è niente di più dolce di quell’abbraccio che lascia sulla pelle una patina bianca di sale, per me è essenziale, ma per viverlo ho bisogno di avere con lui un rapporto ancestrale, interiore, che posso trovare solo nei luoghi più selvaggi, dove la natura ha ancora il sopravvento sull’attività umana. Questi luoghi esistono, non bisogna andare troppo lontano : uno di questi è senza ombra di dubbio “La foce del Fiume Belìce”. C’è un territorio tutt’intorno reso fertile dal fiume e per questo ricco di prodotti agricoli tra cui spicca l’arancia, orgoglio della Sicilia, con un tratto di mare ancora pulito, freddo, che bagna una infinita spiaggia dorata e piccole dune argillose. La Riserva Naturale Orientata "foce del Fiume Belìce" ha una estensione di 130 Ha, tra Marinella di Selinunte e il promontorio di Porto Palo, mentre all'interno è delimitata dalla linea ferroviaria Castelvetrano-Sciacca, sospesa dal 1986. Qui sbocca in mare il fiume Belìce dopo un corso di 77 chilometri. Esso nasce all'interno della Sicilia a Piana degli Albanesi ed ha andamento stagionale. La foce ha zone depresse che periodicamente vengono inondate dall'acqua salmastra. Essa è un’area naturale chiamata comunemente riserva o oasi naturale, ovvero, avente al funzione di mantenere l'equilibrio ambientale di un determinato luogo, aumentandone la biodiversità. Si tratta di un’area naturale caratterizzata da un paesaggio eterogeneo e abitata da diverse specie di animali e vegetali. Come tutte le oasi naturali essa è destinata al rifugio, alla riproduzione e alla sosta della fauna selvatica, dove è proibita la caccia - salvo per motivi di controllo delle specie di fauna selvatica in soprannumero. Questo controllo selettivo, può essere praticato mediante cattura, quando l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (oggi confluito nell'ISPRA) verifichi l'inefficacia degli altri metodi. Il litorale della riserva è sabbioso ed è costellato di piccole dune che si spostano sotto l'azione dei venti. La riserva è stata istituita per tutelare l'ecosistema costiero e le numerose specie animali. La foce del fiume Belìce è un luogo di incantevole bellezza naturalistica su cui dominano le sabbie argillose di Marinella di Selinunte. Quest'area rappresenta il primo approdo per molti uccelli migratori provenienti dall'Africa e, grazie alla diversificazione degli ambienti, offre rifugio ad una flora rigogliosa e variegata, quindi ad un'avifauna ricca e composita. La riserva comprende la parte finale del Belìce (che poco prima di riversarsi in mare forma un'ampia ansa) e il lungo tratto sabbioso di Marinella, che è costeggiato da un cordone di dune basse. Numerose specie di uccelli protetti che si posano sulle dune e all’interno della foce nei periodi di passo. Tra queste specie l'Airone cinerino, il cavaliere d'Italia, l'Avocetta, il Fratino, il Falco di Plaude. Anche il falco Pellegrino nidifica in zone prossime alla foce del Belìce
Il giglio marino è uno dei rappresentanti più belli e vistosi della vegetazione delle dune. Nel retroduna possiamo ammirare: la Tamarix Gallica e la rara Retama, una ginestra giunchiforme dai fiori bianchi e profumatissimi. la canna (Arundo donax), il giunco, lo zigolo, il ravastrello (Cakile maritima), l'acacia, la santolina (Santolina chamaecyperissus), l'erba medica marina (Medicago marina), la scilla marittima (Urginea maritima), e il papavero cornuto (Glaucium flavum).
Molte di queste specie sono pioniere, riescono, cioè, a colonizzare le dune, operandone la fissazione e rendendole consolidate per il successivo insediamento di arbusti e di erbe. Le dune, divenute stabili, diventano utili per l'ecosistema costiero, ostacolando i venti carichi di salsedine e impedendo l'avanzata della sabbia verso l'interno. Nella parte più interna, denominata preriserva, sul lato sinistro del fiume, si innalza un pendio su cui cresce una macchia sempreverde, caratterizzata dalla presenza di specie vegetali tipiche del paesaggio mediterraneo, come l'olivastro (Olea europaea), il lentisco (Pistacia lentiscus), l'euforbia arborea (Euphorbia dendroides), il cappero (Capparis spinosa), l'asparago spinoso (Asparagus acutifolius), il carrubo (Ceratonia siliqua) e la palma nana ( Chamaerops humilis ). Vi si trovano anche invertebrati quali molluschi bivalvi e alcuni rettili come il ramarro, la lucertola e la biscia dal collare. Sulle dune sabbiose trovano il loro ambiente ideale alcune specie di artropodi quali gli ortotteri Brachytrupes megacephalus e Ochrilidia sicula, il coleottero Pimelia grossa e lo scarabeo Geotrupes marginatus. Periodicamente si verifica la presenza di tartarughe marine (Caretta caretta) che in questa zona depositano le uova. Verso l'interno si possono intravedere Eucalipti, Acacie, Miopori e specie arbustive spontanee di Lentisco e Asparago pungente. L’Ente Gestore è la Provincia Regionale di Trapani.
Pubblicato il 10 febbraio 2016