Falsi evo al supermercato, 7 su 15 non sono extravergini. Truffa o negligenza?
5 Maggio 2021
di: Domenico Cacioppo
Ci risiamo. A distanza di 6 anni dalla precedente inchiesta nulla è cambiato. Ancora una volta il mensile il Salvagente, leader nei test di laboratorio contro le truffe alimentari ha messo a nudo un’amara verità che incide sulla scelta e i consumi di un prodotto di largo consumo da parte degli italiani e fondamentale nella loro dieta: l’olio d’oliva extravergine (EVO).
Come nel 2015 è risultato che più della metà degli evo negli scaffali dei supermercati, in questo caso ben 7 su 15 è risultato che non siano oli extravergini d’oliva e andrebbero declassati. Questo sistema che potrebbe essere fraudolento purtroppo è trascurato dall’autorità che non riesce a tutelare il consumatore e finisce in definitiva ad alterare il mercato danneggiando le aziende serie creando al contempo un danno a tutta la filiera olivicola.
Un atteggiamento della Grande Distribuzione Organizzata che tende a comprimere i prezzi non lasciando margini di guadagno ai produttori. Attenzione, questo non significa che gli oli incriminati siano nocivi alla salute, ma semplicemente che i consumatori sono vittime di comportamento fraudolento da parte delle case produttrici. Difatti ritengono di portare a casa un olio extravergine d’oliva con determinate caratteristiche organolettiche, mentre di fatto si ritrovano a condire le loro pietanze con un olio di una categoria inferiore ad un prezzo però superiore dal 30 al 50%.
Si tratta di un atteggiamento decisamente ingannevole che il mensile Salvagente ha svelato, mediante un campionamento a scaffale e facendo eseguire le analisi chimiche in laboratori specializzati e accreditati e con un panel test veritiero e attendibile che non lascia spazio a interpretazioni. Vediamo di districarci rispetto alla procedura di classificazione degli oli. Un olio per essere definito e venduto come extravergine deve superare la prova del panel test, obbligatoria per legge dal 1991 e riconosciuta addirittura da una sentenza del Consiglio di Stato del 20 novembre 2020. Basta anche una sola nota negativa riscontrata dagli assaggiatori accreditati, per determinare il declassamento, da olio “extravergine” a olio “vergine” o addirittura più in basso.
Al panel test sono ammessi solo valutatori esperti e allenati, che almeno hanno frequentato un apposito lungo corso superandone gli esami. Ogni panel è composto da un capo e da 8 a 12 componenti, ciascun assaggiatore compila la relativa scheda, esprime un giudizio sulla presenza e sull’intensità dei pregi (fruttato, amaro, piccante) e degli eventuali difetti (rancido, muffa, riscaldo, avvinato, metallico, ecc). Un sistema quindi oggettivo e attendibile. Come successo nella fase successiva all’inchiesta del giugno 2015, sempre del mensile Il Salvagente, probabilmente le case produttrici tenderanno a scaricare le loro responsabilità al cattivo stato di conservazione nei supermercati oppure alle fasi di trasporto e di stoccaggio.
Questo pone in definitiva il tema della tutela del consumatore a cui in ogni caso va rivolto un appello alla cautela ed estrema attenzione nell’acquisto del prodotto, ricercando nello scaffale un olio extravergine d’oliva, tracciato, controllato, possibilmente anche Dop o Igp e 100% italiano. Oggi è necessario più che mai fare chiarezza su un prodotto come olio che connota fortemente l’identità del Made in Italy, restringendo il campo d’azione alle truffe agroalimentari, ai messaggi ingannevoli e alle pratiche fraudolente degli operatori della distribuzione. Solo così si potranno tutelare i consumatori soprattutto quanti sono tanti disposti a pagare un prezzo maggiore pur di avere la garanzia di portare sulle proprie tavole un olio sano, genuino, buono, sicuro e garantito.
Al contempo occorre pure dare certezze e garanzie alla filiera olivicola e soprattutto ai produttori che vedono svilito il loro sforzo produttivo non riuscendo a coprire molto spesso neanche i costi di produzione.
Infine un consiglio ai consumatori: diffidate da prezzi troppo bassi, un evo di qualità non può costare meno di 8 €/litro tranne particolari offerte e sottocosti, poi date un minimo allenamento al vostro naso e al palato, comprate anche mezzo litro di un evo di qualità, lodato nelle guide di settore o che hanno avuto riconoscimenti nei concorsi, provate più volte ad annusarlo memorizzando i sentori e i profumi, gustatelo a piccole quantità a solo, un evo ottimo non deve avere gusti strani, anzi deve essere piacevole e deve essere più o meno piccante e amaro, sono pregi e non difetti, questi ultimi li abbiamo enumerati sopra.
5 Maggio 2021
di: Domenico Cacioppo
Ci risiamo. A distanza di 6 anni dalla precedente inchiesta nulla è cambiato. Ancora una volta il mensile il Salvagente, leader nei test di laboratorio contro le truffe alimentari ha messo a nudo un’amara verità che incide sulla scelta e i consumi di un prodotto di largo consumo da parte degli italiani e fondamentale nella loro dieta: l’olio d’oliva extravergine (EVO).
Come nel 2015 è risultato che più della metà degli evo negli scaffali dei supermercati, in questo caso ben 7 su 15 è risultato che non siano oli extravergini d’oliva e andrebbero declassati. Questo sistema che potrebbe essere fraudolento purtroppo è trascurato dall’autorità che non riesce a tutelare il consumatore e finisce in definitiva ad alterare il mercato danneggiando le aziende serie creando al contempo un danno a tutta la filiera olivicola.
Un atteggiamento della Grande Distribuzione Organizzata che tende a comprimere i prezzi non lasciando margini di guadagno ai produttori. Attenzione, questo non significa che gli oli incriminati siano nocivi alla salute, ma semplicemente che i consumatori sono vittime di comportamento fraudolento da parte delle case produttrici. Difatti ritengono di portare a casa un olio extravergine d’oliva con determinate caratteristiche organolettiche, mentre di fatto si ritrovano a condire le loro pietanze con un olio di una categoria inferiore ad un prezzo però superiore dal 30 al 50%.
Si tratta di un atteggiamento decisamente ingannevole che il mensile Salvagente ha svelato, mediante un campionamento a scaffale e facendo eseguire le analisi chimiche in laboratori specializzati e accreditati e con un panel test veritiero e attendibile che non lascia spazio a interpretazioni. Vediamo di districarci rispetto alla procedura di classificazione degli oli. Un olio per essere definito e venduto come extravergine deve superare la prova del panel test, obbligatoria per legge dal 1991 e riconosciuta addirittura da una sentenza del Consiglio di Stato del 20 novembre 2020. Basta anche una sola nota negativa riscontrata dagli assaggiatori accreditati, per determinare il declassamento, da olio “extravergine” a olio “vergine” o addirittura più in basso.
Al panel test sono ammessi solo valutatori esperti e allenati, che almeno hanno frequentato un apposito lungo corso superandone gli esami. Ogni panel è composto da un capo e da 8 a 12 componenti, ciascun assaggiatore compila la relativa scheda, esprime un giudizio sulla presenza e sull’intensità dei pregi (fruttato, amaro, piccante) e degli eventuali difetti (rancido, muffa, riscaldo, avvinato, metallico, ecc). Un sistema quindi oggettivo e attendibile. Come successo nella fase successiva all’inchiesta del giugno 2015, sempre del mensile Il Salvagente, probabilmente le case produttrici tenderanno a scaricare le loro responsabilità al cattivo stato di conservazione nei supermercati oppure alle fasi di trasporto e di stoccaggio.
Questo pone in definitiva il tema della tutela del consumatore a cui in ogni caso va rivolto un appello alla cautela ed estrema attenzione nell’acquisto del prodotto, ricercando nello scaffale un olio extravergine d’oliva, tracciato, controllato, possibilmente anche Dop o Igp e 100% italiano. Oggi è necessario più che mai fare chiarezza su un prodotto come olio che connota fortemente l’identità del Made in Italy, restringendo il campo d’azione alle truffe agroalimentari, ai messaggi ingannevoli e alle pratiche fraudolente degli operatori della distribuzione. Solo così si potranno tutelare i consumatori soprattutto quanti sono tanti disposti a pagare un prezzo maggiore pur di avere la garanzia di portare sulle proprie tavole un olio sano, genuino, buono, sicuro e garantito.
Al contempo occorre pure dare certezze e garanzie alla filiera olivicola e soprattutto ai produttori che vedono svilito il loro sforzo produttivo non riuscendo a coprire molto spesso neanche i costi di produzione.
Infine un consiglio ai consumatori: diffidate da prezzi troppo bassi, un evo di qualità non può costare meno di 8 €/litro tranne particolari offerte e sottocosti, poi date un minimo allenamento al vostro naso e al palato, comprate anche mezzo litro di un evo di qualità, lodato nelle guide di settore o che hanno avuto riconoscimenti nei concorsi, provate più volte ad annusarlo memorizzando i sentori e i profumi, gustatelo a piccole quantità a solo, un evo ottimo non deve avere gusti strani, anzi deve essere piacevole e deve essere più o meno piccante e amaro, sono pregi e non difetti, questi ultimi li abbiamo enumerati sopra.