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Cibi low cost, più tutela per i prodotti agroalimentari europei

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Coldiretti nel dossier “I rischi dei cibi low cost” denuncia i pericoli alimentari derivanti da certi prodotti alimentari provenienti da Paesi extra-UE.



Secondo il dossier, illustrato da Coldiretti alla Presidenza dell’UE, al Ministro irlandese dell’Agricoltura, Simon Coveney, e a Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, sono tanti i rischi che i consumatori europei corrono di fronte ai prodotti low cost provenienti dai paesi extra UE e per questo si rende necessario “valorizzare maggiormente l’agricoltura europea garantendo la sicurezza ambientale e alimentare dei cittadini”. Dai dati Coldiretti risulta che sei famiglie italiane su dieci - causa anche la crisi - hanno optato per alimenti a basso costo, non considerando l’elemento “qualità”. Basti pensare che, rispetto al 2012, nei primi mesi del 2013 gli allarmi alimentari sono aumentati del 26%; l’80% di tali allarmi è stato provocato da cibo low cost, nella maggior parte di casi provenienti da Paesi quali Cina, India e Turchia. Nel 2012, sono entrati in Italia 85mila tonnellate di pomodori irregolari per la presenza di residui chimici, ma anche pistacchi e nocciole provenienti dalla Turchia contaminati da muffe. E’ cresciuta del 38% l’importazione di miele naturale dalla Cina per cui l’UE ha lanciato un allarme sul rischio contaminazione da OGM non autorizzati. Dall’Est europeo - si legge nel Rapporto - sono giunti in Italia, per la produzione di pane, milioni di chilogrammi di impasti semicotti e surgelati con scadenza 24 mesi, grazie ad additivi e conservanti. Stando a quanto comunicato dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA), numerosi alimenti irregolari sono stati registrati nel mercato europeo. Tra questi: il pepe indiano (irregolare per il 59%) il pomodoro cinese (41%), arance egiziane (26%), percentuali alle quali si aggiunge il succo di arancia proveniente dal Brasile sotto forma di concentrato a cui viene aggiunta acqua.

Controlli più serrati e maggiori garanzie

Di fronte a questa realtà, la Coldiretti chiede all’UE maggior garanzia contro l’invasione di cibi low cost e maggior tutela della qualità dei prodotti. A questo punto, seri rischi li corre anche la dieta mediterranea “Made in Italy”. Se la produzione alimentare “Made in Italy” è la più sicura sulla presenza di residui chimici, lo sono meno i fagiolini del Marocco (irregolari nel 15% dei casi) le fragole etiopi (16%), i piselli del Kenya (38%) fino ai peperoni dell’Uganda (48%). Uno scenario in cui viene ricordato il raddoppio delle importazioni nell’UE delle imitazioni del Parmigiano Reggiano e Grana Padano. Riguardo all’agricoltura in Europa, Coldiretti ricorda ai vertici europei che “la riforma della PAC 2014-2020 deve premiare chi lavora e vive di agricoltura, chi produce cibo e chi lo fa in modo sostenibile. Da parte sua, l’Italia dovrà sviluppare un piano strategico nazionale per aumentare del 10%, entro 5 anni la copertura del fabbisogno alimentare nazionale, anche con politiche di salvaguardia del suolo agricolo e delle risorse naturali”.



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